La tecnica del pomodoro funziona davvero?

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Tra le tecniche di gestione del tempo, quella del pomodoro è una delle più famose. Il nome deriva dalla forma dei timer da cucina, il pomodoro appunto (anche se in Italia è più comune il timer a forma di uovo), e il principio è quello di usare questo timer per dettare i tempi di sessioni di lavoro e pause. Ma funziona davvero?

Fino a un mese fa probabilmente ti avrei risposto di no. O meglio, in qualche caso puo’ aiutare, ma di certo non era la tecnica a cui ricorrevo quando dovevo essere produttiva o evitare distrazioni. E questo per due motivi.

1. la tecnica prevede sessioni di lavoro da 25 minuti intervallate da pause di 5 minuti. Se questo puo’ funzionare quando la task da fare è semplice, quando invece ci vuole più tempo perché l’attività è più complicata, lo scadere dei 25 minuti risulta una noia perché interrompe il flusso creativo, magari proprio nel momento in cui finalmente stavi capendo come fare.

2. non ho un timer della cucina, e usare quello del cellulare è una porta aperta alle distrazioni. Ogni volta che si aziona o allo scadere del tempo bisogna guardare il cellulare, e da lì si vedono le notifiche, o ci viene in mente di controllare “solo un attimo” certe app, e passano ore.

Nell’ultimo mese però ho sperimentato una serie di modiche a questa tecnica, e ora sono anche io una fan del pomodoro.

La prima cosa che ho fatto è stato adattare il tempo delle sessione di lavoro alla task che devo fare, considerando la quantità di cose da fare e la loro difficoltà. Quindi, se devo controllare e rispondere a 20 email o fare la revisione di un report, imposto il timer di ciascuna sessione di lavoro su 45 minuti, così da avere tempo a sufficienza per avanzare sul lavoro, ed essere davvero concentrata. In questo caso poi, la pausa diventa di 10 minuti invece che 5 – che è anche meglio per staccare e ricaricare le energie.

Ma quello che ha davvero cambiato la mia relazione con la tecnica del pomodoro è lo strumento per monitorare la durata delle sessioni di lavoro e delle pause. Perché, per quanto sembri strano, la mia produttività è aumentata usando i video YouTube con la tecnica del pomodoro integrata. Per capire di cosa parlo, cerca “pomodoro studio” e ti si aprirà un mondo. Ci sono video con suoni d’ambiente come il rumore della pioggia, o i rumori delle pagine e dei passi in una biblioteca; quelli con musica lo-fi o onde gamma, quelli con suoni asmr in sottofondo, o semplicemente quelli che riproducono i rumori reali di una persona che studia. Il mio consiglio è di provarne un paio e capire cosa funziona meglio per te – lo si capisce subito cosa distrae e cosa invece favorisce la concentrazione.

Capisco se sei scettica su queste migliorie… probabilmente in passato lo sarei stata anche io, viste le tante volte in cui questa tecnica non mi aveva aiutata a essere più produttiva. Per questo ti invito a darle un’altra chance e a provare con il sistema che ho descritto qui. E fammi sapere nei commenti qui sotto come ti sei trovata, e se ha qualche dubbio o difficoltà al riguardo.

Buona concentrazione,
Chiara

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